Romanticismo

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Romanticismo in musica un utile PowerPoint riepilogativo

ROMANTICISMO

 

In senso stretto riguarda un arco di tempo che va dal XIX secolo agli inizi del XX secolo.

Dal punto di vista storico è caratterizzato dalla Restaurazione e dal Congresso di Vienna, al quale fecero seguito diversi moti rivoluzionari in varie parti d’Europa. Fu l’età della rivoluzione industriale, che portò allo sviluppo di molti strumenti musicali oltre che alla diffusione su larga scala della musica stampata.

In questo periodo il linguaggio musicale subisce una rapida evoluzione. Il musicista romantico muta infatti la sua posizione sociale: da un dipendente al servizio di chiese o corti diventa un libero professionista. Per il musicista romantico la ricerca della libertà professionale significò la possibilità di esprimere i propri sentimenti e le proprie passioni senza dover obbedire alle rigide, aride regole formali del classicismo. I compositori sono molto più liberi di esprimere i propri sentimenti e pensieri perché non sono più alle dipendenze della nobiltà. Questo è possibile anche grazie alla crescita del ceto sociale della borghesia benestante che poteva finanziare in massa i musicisti, assistendo ai loro spettacoli, i teatri non sono più privati (dei sovrani) ma pubblici. In confronto all’illuminismo, il secolo dei lumi, si da più importanza al sentimento, alle sensazioni del singolo, all’introspezione.

Un’ opera simile porta ad una complessa rivoluzione del linguaggio musicale; naturalmente tutto questo non si compì di colpo, ma attraverso fasi successive. Ci fu un primo romanticismo che vede l’artista come titano in lotta contro la società, apostolo di libertà, in sostanza il romanticismo di Beethoven positivo ed eroico. Poi man mano, pur mantenendo come figura centrale l’individuo, si mettono sempre più in luce i sentimenti e le lotte interiori.

Si impose dunque una nuova libertà formale: alla melodia fu affidato un ruolo-chiave come veicolo dell’espressione, ora frenetica ora malinconica, anche grazie al frequente uso del modo minore.

La voglia di libertà si esprime in accelerandi, ritardanti che sono frequentissimi in Liszt e in Chopin. Accade la stessa cosa per l’intensità: un grande crescendo o diminuendo. Tutto questo e’ possibile farlo con uno strumento: il pianoforte, che diventa lo strumento classico del Romanticismo. Nell’orchestra si cerca di usare il più possibile tutti gli strumenti. Il musicista che più riuscì a sfruttare le risorse degli strumenti fu Berlioz.

Nacquero in questo periodo nuove forme musicali caratterizzate dalla concisione, quali il notturno, la romanza senza parole, il foglio d’album e il Lied, finalizzate ad un’espressione immediata dei sentimenti e dei moti più intimi dell’animo umano. Brani che talvolta erano scritti “di getto” (da cui il nome di un’altra forma tipica della letteratura pianistica di questo periodo: l’improvviso), sotto l’impulso dell’ispirazione.

In quest’ambito si svilupparono due tendenze opposte: l’intimismo e il virtuosismo. Il primo cercava suoni perlati, soffici e raffinati, evitava le folle, si rifugiava nei salotti ed emergeva d’innanzi a pochi amici. Il virtuosismo invece scatenava sonorità imponenti, tempeste di note e di arpeggi. Era alla ricerca della folla e voleva mandarla in delirio, trionfando su di essa.

Solitamente questo tipo di composizioni erano eseguite nei salotti di signori facoltosi, mecenati delle arti e donne di cultura.

Virtuosismo, Nazionalismo e Musica a Programma

Uno degli aspetti più particolari del Romanticismo musicale fu quello del virtuosismo, cioè della stupefacente tecnica esecutiva dei musicisti. Lo scopo è chiaro, il musicista, come individuo, vuole affascinare il pubblico con la propria bravura. Ricordiamo ad esempio il virtuoso del violino Nicolò Paganini e il virtuoso del pianoforte Liszt.

STORIA DI PAGANINI

Liszt è anche considerato l’inventore del poema sinfonico, una composizione per orchestra di forma libera ispirata a suggestioni letterarie e naturalistiche, esplicitate nel titolo. La musica aveva così il compito di tradurre in suoni i contenuti di un testo. Questo particolare filone sarà il precursore della musica delle colonne sonore della prima Hollywood. Hector Berlioz applico’ il tema conduttore nelle sue opere fantastiche. Anche Richard Wagner utilizzò il tema conduttore nelle sue opere; infatti ogni personaggio e’ rappresentato da un tema musicale . Quando nell’opera entra in scena un personaggio o viene ricordato, viene suonato il suo tema modificato secondo la situazione . Questa tecnica viene usata anche da Prokofiev in “Pierino e il lupo” .

 

Inoltre, come già accennato in precedenza, in questo periodo accrebbe la coscienza dell’identità nazionale e quindi anche l’interesse per le tradizioni folkloristiche e per la storia. I compositori studiavano il patrimonio di musiche e canti popolari del loro paese, creando uno stile tipico e unico in cui l’elemento popolare rinnovava lo stile e la struttura della musica. In Boemia, Spagna, Norvegia, Russia e Finlandia si svilupparono perciò le cosiddette “Scuole Nazionali”, delle correnti musicali che cercavano di affermare uno stile tradizionale libero dall’influenza tedesca, francese e italiana. In particolare in Russia nacque il Gruppo dei Cinque formato da Aleksandr Borodin, Modest Mussorgskij, César Cui, Mili Balakirev e Nikolaj Rimskij-Korsakov.

Lied

Si sviluppa questo particolare genere musicale, che indica un brano per voce sola accompagnato dal pianoforte. Possiamo considerarlo l’antenato della moderna canzone, era importantissimo il rapporto tra musiche e parole, tra i compositori più importanti ricordiamo Schubert e Schumann.

L’opera romantica

In Italia e in Francia, l’età romantica fu un periodo di cambiamento anche per l’opera, i cui argomenti non furono più tratti dalla mitologia e dai classici, bensì furono per lo più ispirati a soggetti storici. Parigi fu la culla del grand-opéra, una sfarzosa miscela di spettacolo, azione, balletto e musica, i cui autori furono inizialmente soprattutto compositori stranieri stabilitisi in Francia, tra cui Gioachino Rossini (Guillaume Tell).

In Italia, l’opera continuò a porre l’accento principalmente sull’uso della voce. L’autore simbolo del melodramma italiano dell’Ottocento, Giuseppe Verdi, proseguì sulla strada tracciata dai suoi predecessori ma le sue opere mostrano un sensibile incremento della componente realistica, tanto che l’aggettivo “romantico” vi si lascia applicare con difficoltà e in modo comunque parziale.

Aspetti romantici si registrano ancora nei compositori della Giovane scuola: Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo, Francesco Cilea, Umberto Giordano e soprattutto Giacomo Puccini, che in particolare con Manon Lescaut (1893) diede vita ad una delle poche opere italiane pienamente ascrivibili al filone tardoromantico.

In Germania Richard Wagner dedicò la prima parte della sua attività di musicista allo sviluppo dell’opera romantica tedesca. La sua ultima opera considerata dall’autore stesso come “opera romantica” è Lohengrin (1850), mentre i successivi Tristano e Isotta e Parsifal abbandonano la definizione di “opera” collocandosi nella sfera particolare dei drammi musicali (o “gesta della musica divenute visibili”, secondo le parole dello stesso Wagner) e ponendosi a cavallo tra romanticismo e decadentismo. Si usa l’arte della modulazione, cioè il passaggio da una tonalità all’altra, per appagare la voglia di movimento e di dinamismo. Wagner va tanto avanti da dare alla musica il senso di “una melodia infinita” . Questo continuo modulare della musica fa si che la melodia proceda spesso per intervalli minimi, intervalli di semitono: questo fenomeno si chiama cromatismo.