Greensleeves

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La leggenda narra che a comporre il brano sia stato Enrico VIII d’Inghilterra (1491-1547) per la sua futura consorte Anna Bolena. Pare infatti che quest’ultima avesse una malformazione ad una mano e ciò la costringesse a coprirla con delle lunghe maniche (di qui potrebbe derivare il titolo Greensleeves, “maniche verdi”; ma potrebbe anche essere una modifica di un precedente Greenleaves, cioè “foglie verdi”).

In realtà, è più probabile che l’anonimo autore, forse un amante tradito da una donna, abbia scritto questa canzone verso la fine del XVI secolo, successivamente quindi alla morte di Enrico stesso.

Sul tema di Greensleeves sono state fatte variazioni, famosa è quella di Ralph Vaughan Williams.

La canzone, come del resto tutti i canti di tradizione popolare, fu per molto tempo tramandata unicamente per via orale o sotto forma di manoscritto. La prima versione registrata ufficialmente risale al 1580, con il titolo di “A New Northern Ditty of the Lady Greene Sleeves”, ma non esiste oggi nessuna copia di questo documento. Se ne trova traccia in A Handful of Pleasant Delights (1584) come “A New Courtly Sonnet of the Lady Green Sleeves. To the new tune of Green sleeves”. Tale titolo sembra dunque suggerire che il brano fosse antecedente. Ne “Le allegre comari di Windsor” di Shakespeare (1602) un personaggio (Alice Ford) cita ben due volte il brano “Green Sleeves”. Anche The Beggar’s Opera, il capolavoro di John Gay, contiene una rielaborazione del brano: l’autore ne mantiene la musica ma varia il testo per farne una corrosiva critica delle differenze sociali (la giustizia che punisce i poveri ma non colpisce i ricchi).