Ne vanta di primati il mistero della morte, a soli trentacinque anni, di Wolfgang Amadeus Mozart, uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi. Il più oscuro. Il più dibattuto. Il più impenetrabile. Il più romanzato. Il più indagato tra medicina e storia nei due secoli abbondanti che separano il nostro tempo da quel 1791, quando, dopo alcune settimane di malattia, e mentre lavorava al Requiem, Mozart morì. Ma di quale malattia? Da allora, l’interrogativo non ha mai cessato di aleggiare. E continua, senza tregua, a proporre e riproporre ipotesi, spinte, alcune, dai progressi delle conoscenze mediche, mentre restano sullo sfondo i sospetti di avvelenamento per opera dei gesuiti, dei massoni, del suo rivale e acerrimo nemico, il compositore di corte Antonio Salieri. Senza dimenticare gli effetti di una combinazione di farmaci, tra cui il mercurio per il trattamento della sifilide. Lo studio più recente sostiene la tesi di una sindrome nefritica, complicanza renale di un’infezione da streptococco.
La supposizione si basa su una forzatura dei segni fisici patognomonici, quelli cioè che consentono la diagnosi di una malattia.
Infatti, i testimoni oculari, che gli furono accanto negli ultimi giorni di vita, non parlarono di un edema grave. Mozart si era messo a letto con febbre alta, accompagnata da abbondante sudorazione, dolori addominali e vomito, gonfiore alle gambe e indolenzimento. Stando alla diagnosi di uno dei medici – che notò un esantema – si trattava di una “febbre miliare” che fu curata con ripetuti salassi, in linea con le strategie terapeutiche dominanti per secoli. Sulla base di questi pochi dati certi, le ipotesi sulla causa della morte di Mozart, così come quelle sulla sua storia medica, si sono moltiplicate lungo i secoli fino ad alimentare una torrenziale produzione di studi “specializzati”. Che si arricchiscono, di continuo, di spericolate diagnosi retrospettive e di teorie strampalate e rocambolesche dovute a patologi, neurologi, psichiatri, farmacologi, perfino neurochirurghi, che hanno sottoposto a esami il cosiddetto “teschio di Mozart” che – come si è poi scoperto – non era quello del grande compositore austriaco, il cui corpo fu sotterrato – causa indigenza – in una fossa comune.
In un articolo pubblicato nell’edizione natalizia dell’autorevole rivista medica, British Medical Journal, il medico e musicologo francese Lucien R. Karhausen, già membro della Commissione delle comunità europee, ha messo insieme un impressionante, curioso catalogo che comprende ben 140 cause di morte, 85 malattie, 27 turbe mentali, tra cui deliri, crisi epilettiche, sindrome di Capgras, sindrome da deficit di attenzione e disordine d’iperattività. E, ancora, psicosi, depressione maniacale e via delirando. Come se non bastassero, negli anni Ottanta si è aggiunta la sindrome di Tourette, ritenuta responsabile delle note tese e dissonanti di uno dei Quartetti dedicati ad Haydn. Ne è risultata una “narrazione” psichiatrica che si ritrova nel film Amadeus, ambientato nella Vienna gaia e libertina del ‘700 dove il giovane Mozart, sboccato, gaudente, volgare, incanta con la sua musica la corte di Giuseppe II.
Letture selettive delle fonti originali, citazioni sbagliate, perversione dei criteri diagnostici hanno portato a una serie di errori d’interpretazione, sempre in agguato nelle diagnosi retrospettive. Il lunghissimo elenco delle malattie che avrebbero afflitto la breve vita di Mozart comprende: l’influenza, diversi tipi d’infezione da stafilococco, streptococco, o meningococco, per vincere le quali, in un’altra era, sarebbe stata sufficiente una confezione di antibiotici; setticemie varie, scarlattina o morbillo, febbre tifoide o paratifo, tifo, tubercolosi, trichinellosi. E via avanzando ipotesi, dalle malattie più comuni alle più rare.
Ma perché la storia medica dell’uomo che con la sua musica ha incantato il mondo intero suscita e continua a suscitare una così insaziabile curiosità? Che importa, dopotutto, come Mozart morì? E’ stato uno dei più grandi geni e uno dei più talentuosi musicisti che la storia ci ha dato, ma alla fine era umano, come tutti, nonostante il suo dono divino, ed è stata un’umanissima malattia a porre fine ai suoi giorni.