Billie Holiday: Soprannominata anche Lady Day, per molti è stata la maggiore vocalist che il jazz abbia conosciuto. Americana di Filadelfia, in Pennsylvania, Eleanora Fagan si riscattò da un’infanzia difficile iniziando la carriera di cantante nei club di Harlem, con il nome d’arte B.
Dalla metà degli anni Trenta andò incontro alla fama, collaborando con mostri sacri del jazz, quali Lester Young e Louis Armstrong, e sfidò il clima di segregazione razziale cantando, tra le prime a farlo, insieme a musicisti bianchi. Tra i suoi cavalli di battaglia: “God Bless the Child”, “Strange fruit” e “The man I love”.
Preda di alcool e droga, morì per le complicazioni di una cirrosi epatica nel luglio del 1959.
Nasce a Baltimora Il 7 aprile del 1915 Billie Holiday cantante statunitense, è una delle voci jazz e blues più grandi di tutti i tempi.Una delle piu’ ammirate interpreti jazz, una vita segnata da alcool e droga, inizia a lavorare nel 1936 con Lester Young che le da’ il soprannome che la fara’ conoscere a tutti, Lady Day. Gardenie bianche tra i capelli diventano il suo segno distintivo assieme alla voce che con il passare del tempo si fa roca, rotta, indimenticabile. Muore a 44 anni, nel 1959.
Edward Kennedy Ellington era compositore, pianista e direttore d’orchestra americano di nascita 29 aprile 1899 a Washington, è morto 24 maggio 1974 a New York. Si tratta di una delle figure più importanti del jazz, o musica americana. Infatti, è considerato uno dei compositori più grandi e prolifici del Novecento, che hanno sviluppato nuove idee sinfonia in base all’espressione e l’intonazione del jazz e del blues al jazz e ha lasciato molti di serie. Ellington ha preferito chiamare la sua musica “musica americana”, piuttosto che jazz. [Ref. necessaria] La sua band inclusi i musicisti che sono stati spesso considerati come i giganti del jazz e rimase in alcuni casi da decenni con lui. Alcuni di loro erano di interesse per sé, ma è stato soprattutto Ellington che li trasformò in una delle orchestre più famose della storia del jazz. Aveva l’abitudine di comporre appositamente per alcuni dei suoi musicisti, tenendo conto dei loro punti di forza, come “Blues Jeep” per Johnny Hodges, “Concerto per Cootie” (“Do Nothing Till You Hear from Me”) per Cootie Williams e “The Mooche” per Tricky Sam Nanton. Ha inoltre inciso canzoni scritte dai membri della sua orchestra, come “Caravan” e “Perdido” di Juan Tizol. Dopo il 1941 collabora frequentemente con il compositore e arrangiatore Billy Strayhorn che lui chiama il suo alter ego. Era una personalità nere ventesimo secolo più famoso d’America ha registrato per molte case discografiche americane, ed è apparso in diversi film. Ellington e la sua orchestra in tour regolarmente negli Stati Uniti e in Europa dopo la creazione dell’orchestra nel 1923 fino alla sua morte nel 1974. Suo figlio Mercer Ellington poi ha preso le redini dell’orchestra fino alla sua morte nel 1996. Oggi l’orchestra è sotto la direzione di Barry Lee Hall, Jr..
Il 30 aprile, in ogni città del mondo, anche nella più piccola, si celebra la Giornata Internazionale del Jazz. Una ricorrenza promossa da Unesco che, dal 2011, ci fa ascoltare tutti insieme, almeno per un giorno, lo stesso genere musicale.
Il Jazz è una delle correnti più affermate ‘900.
Nato a New Orleans negli anni ’20, si è presto diffuso in tutto il mondo. Pur non essendo più di tendenza, raccoglie attorno a sé moltissimi appassionati.
Per la sua capacità di rendere omaggio all’ improvvisazione e alla creatività artistica, non è un genere di facile definizione. Come ha scritto Alessandro Baricco “Quando non sai cos’è, allora è Jazz”.
Una Giornata che ha lo scopo di “aumentare la consapevolezza delle virtù del jazz come strumento educativo e come forza di empatia, dialogo e cooperazione tra le persone. Come diceva la grande Nina Simone: ‘Il jazz non è solo musica, è un modo di vivere, è un modo di essere, un modo di pensare’”.
L’Unesco ricorda che “il jazz abbatte le barriere e crea opportunità di comprensione e tolleranza reciproca; è un vettore di libertà di espressione; riduce le tensioni tra individui, gruppi e comunità; incoraggia l’innovazione artistica, l’improvvisazione, nuove forme di espressione e l’inclusione delle forme musicali tradizionali in nuove forme; stimola il dialogo interculturale e responsabilizza i giovani delle società emarginate”.
Erik Satie è stato un compositore e pianista francese, nato a Honfleur nel 1866 e morto a Parigi nel 1925. È stato un personaggio molto particolare e originale, sia dal punto di vista artistico che personale.
Satie ha iniziato i suoi studi musicali al Conservatorio di Parigi, ma presto ha deciso di abbandonare gli studi accademici per dedicarsi alla musica sperimentale. Ha sviluppato un proprio stile musicale molto personale e anticonformista, caratterizzato da una notevole semplicità armonica e melodica.
Tra le sue opere più famose si possono citare i “Gymnopédies” e le “Gnossiennes”, per pianoforte solo. Queste composizioni sono caratterizzate da un’atmosfera malinconica e sognante, con melodie semplici e ripetitive.
Tuttavia, oltre alla sua musica, Satie è noto anche per la sua personalità eccentrica. Era solito vestirsi con abiti stravaganti e portava sempre con sé un ombrello, anche in giornate di sole. Inoltre, era solito scrivere note molto divertenti e ironiche sui suoi spartiti, come ad esempio “non essere orgogliosi, qualunque cosa accada” o “dopo aver letto questo, lavare le mani”.
Un altro aneddoto famoso riguarda Satie e il suo amico e collega, il compositore Claude Debussy. I due si scambiarono scherzosamente dei biglietti da visita, in cui si definivano reciprocamente “il peggior musicista del mondo”. Questo episodio, che dimostra l’umorismo e l’autocritica di Satie, è diventato celebre nella storia della musica.
In generale, Erik Satie è stato un personaggio molto particolare e originale, sia dal punto di vista artistico che personale. Ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica, grazie alla sua musica innovativa e anticonformista.

Miles Dewey Davis III (Alton, 26 maggio 1926 – Santa Monica, 28 settembre 1991) è stato un compositore e trombettista statunitense jazz, considerato uno dei più influenti, innovativi ed originali musicisti del XX secolo.
È difficile non riconoscere a Davis un ruolo di innovatore e genio musicale. Dotato di uno stile inconfondibile ed un’incomparabile gamma espressiva, per quasi trent’anni Miles Davis è stato una figura chiave del jazz e della musica popolare del XX secolo in generale. Dopo aver preso parte alla rivoluzione bebop, egli fu ideatore di numerosi stili jazz, fra cui il cool jazz, l’hard bop, il modal jazz e il jazz elettrico o jazz-rock. Le sue registrazioni, assieme agli spettacoli dal vivo dei numerosi gruppi guidati da lui stesso, furono fondamentali per lo sviluppo artistico del jazz.
Miles Davis fu e resta famoso sia come strumentista dalle sonorità inconfondibilmente languide e melodiche, sia per il suo atteggiamento innovatore (peraltro mai esente da critiche), sia per la sua figura di personaggio pubblico. Fu il suo un caso abbastanza raro in campo jazzistico: fu infatti uno dei pochi jazzmen in grado di realizzare anche commercialmente il proprio potenziale artistico e forse l’ultimo ad avere anche un profilo di star dell’industria musicale. Una conferma della sua poliedrica personalità artistica fu la sua (postuma) ammissione[3], nel marzo 2006, alla Rock and Roll Hall of Fame; un ulteriore riconoscimento di un talento che influenzò tutti i generi di musica popolare della seconda metà del XX secolo.
John Winston Lennon nasce il 9 Ottobre 1940 a Liverpool, Inghilterra, durante la Seconda Guerra Mondiale.
A soli quattro anni assiste alla separazione dei suoi genitori, il che lo porta a vivere con sua zia Mimi.
Sua madre, Julia, risposatasi dopo qualche anno, insegna al figlio a suonare il pianoforte e sarà lei stessa a regalargli la prima chitarra.
Nel 1958, Julia muore in seguito ad un incidente stradale, notizia che sarà devastante per suo figlio John. La morte della madre rappresenterà uno degli eventi più traumatici nella vita di Lennon.
Da bambino amava mettersi nei guai. Era portato in particolare per gli studi di materie artistiche. Nonostante i suoi voti non fossero eccellenti, il suo talento artistico lo ha sempre distinto da tutti.
Grande amante di Elvis Presley’s, è stato da lui ispirato nella creazione di una band chiamata “Quarry Men”.
Lennon incontra Paul McCartney ad un evento ecclesiastico nel ’57. Invita Paul ad unirsi al gruppo dei“Quarry Men”. Quello di McCartney e Lennon rappresenta il duo più forte del mondo musicale dei tempi.
In seguito McCartney incontra George Harrison e lo presenterà a Lennon, e si unirà a loro solo l’anno successivo. Il gruppo si completerà con l’arrivo del batterista Pete Best nel 1960.
Quelli che poi sono diventati i “Beatles” sono stati “scoperti” per la prima volta in un club di Liverpool da Brian Epstein, che diventa da qui in poi il loro storico manager.
Arrivano Ringo Starr come nuovo batterista e di George Martin come produttore musicale, i Beatles lanciano la canzone “Love Me Do”.
I Beatles raggiungono la vetta solo nel 1964, divenendo la band inglese numero uno al mondo ed anche la prima ad apparire prima sullo schermo televisivo e poi sul grande schermo con “Help”.
Nell’ agosto del ’65, i quattro cantanti si esibirono di fronte ad un pubblico di 55.600 fans adoranti allo stadio Shea di New York. Con questo concerto raggiunsero li record di maggiore partecipazione che la storia della musica ricorda.
La magia della “beatlemania” inizia a perdere smalto nel ’66. In seguito alla sua dichiarazione “i Beatles sono più popolari di Gesù”, Lennon è stato denunciato per vilipendio da un’Istituzione biblica statunitense.
Le tensioni tra Lennon ed il gruppo avranno inizio solo con l’entrata nella vita del cantante della sua seconda moglie Yoko Ono, con cui intraprenderà anche una partnership artistica.
Nel settembre del 1969 Lennon dà il suo addio definitivo ai Beatles, dopo aver registrato l’ultima canzone “Abbey Road”.
LA CARRIERA SOLISTICA E IL SINGOLO “IMAGINE”
Il primo album da solista è stato “John Lennon/Plastic Ono Band”.
Ma il vero successo come “John Lennon cantante” arriva solo con l’uscita di “Imagine“.
Nell’estate del 1973, il suo matrimonio con Yoko Ono attraversava un periodo non facile. Secondo l’Ultimate Classic Rock, sua moglie Yoko Ono aveva bisogno di una pausa per la “rottura con i Beatles” e dallo stesso Lennon. La soluzione che alla donna sembrò più consona è stata quella di “sistemare” suo marito con un’altra donna, la loro assistente May Pang.
I due si riuniranno solo nel 1975.
IL SUO ULTIMO PERIODO DI VITA DI JOHN LENNON
Lennon ritornerà a fare musica nel 1980 con l’album “Bouble Fantasy”.
Tragicamente, solo qualche settimana dopo, Mark David Chapman, un mitomane suo fan, sparerà il cantante di fronte al suo appartamento di New York.
John Lennon è morto presso l’ospedale Roosevelt di New York l’8 dicembre del 1980.
Lennon è stato inserito nella Songwriters Hall Of Fame nel 1987 e nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1994.
Giuseppe Fortunino Francesco Verdi nacque il 10 ottobre del 1813 a Roncole Verdi, frazione del comune di Busseto in provincia di Parma. Di umili origini, cominciò gli studi di musica a Busseto e qualche anno più tardi il negoziante Antonio Barezzi divenne il suo mecenate e protettore, e proseguì gli studi a Milano con Vincenzo Lavigna. Nel 1836 Verdi ottenne l’incarico di maestro di cappella a Busseto e nel 1838 tentò l’avventura operistica, con cui non raggiunse subito il successo. Verdi fu sconvolto, nel 1840, dalla perdita di sua moglie Margherita Barezzi, figlia del suo mecenate, e dei suoi due figli; trovò un provvidenziale sostegno nel successo ottenuto al Teatro della Scala con il Nabucco, nel 1841. Da qui in avanti, Verdi concentrò tutte le sue energie nell’attività compositiva, ottenendo sempre maggiore popolarità e un deciso miglioramento delle sue condizioni economiche. Dalla metà degli anni ’50, dopo Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata, nuove riflessioni autocritiche lo condussero a un rinnovato vigore espressivo, il che gli procurò una posizione di straordinario rilievo internazionale. Nominato senatore del Regno d’Italia nel 1874, inaugurò a Milano la Casa di Riposo per musicisti da lui fondata. Giuseppe Verdi morì il 27 gennaio del 1901 in un appartamento di Milano, dove alloggiava di solito. È bene ricordare che Verdi partecipò attivamente alla vita pubblica del suo tempo. Fu, come si è accennato, un patriota convinto e forte sostenitore dei moti risorgimentali (pare che durante l’occupazione austriaca la scritta “Viva V. E. R. D. I. ” fosse letta come “Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia”). Il Paese lo volle membro del primo parlamento del Regno d’Italia e successivamente senatore. Compose trentadue opere, pagine religiose, tra cui la Messa Requiem, liriche e composizioni corali.
Nato a Modena il 12 ottobre del 1935, Luciano Pavarotti si avvicina molto presto alla musica e al bel canto grazie al padre Fernando, già corista alla “Rossini”, e continua gli studi con il tenore Arrigo Pola e il maestro Ettore Campogalliani. La consacrazione arriva nel 1961, quando il ventiseienne Luciano vince il Concorso Internazionale di Reggio Emilia, dove debutta come Rodolfo in “La Boheme” di Puccini, destinata a diventare l’opera a lui più congeniale, cui si aggiungono presto altri due titoli capitali della sua brillantissima carriera, “L’Elisir d’amore” di Donizetti e “Un ballo in maschera” di Verdi.
La sua voce estesa di tenore chiaro, unica per morbidezza, lucentezza e perfezione tecnica, unita ad innate doti comunicative, gli apre le porte dei più grandi teatri del mondo. Nel 1965 il suo esordio alla Scala sempre in “La Boheme” con Mirelli Freni e Karajan è un trionfo. Il 17 febbraio 1972, al Metropolitan Opera di New York, Pavarotti interpreta “La Figlia del Reggimento” ed entra nella leggenda: per la prima volta un tenore interpreta a voce a piena i nove do dell’aria. Il pubblico va in visibilio, il tenore riceve 17 chiamate ed ovazioni al sipario. I successi si susseguono in tutto il mondo fino alla fine degli anni Ottanta.
Nel 1990, insieme a Josè Carreras e Placido Domingo, il maestro dà vita a “I Tre Tenori” , imponendosi in breve tempo come fenomeno musicale. Nel 1991 Luciano Pavarotti seduce altre 250 mila persone con un grande concerto a Hyde Park di Londra, trasmesso in mondovisione. Il successo dell’iniziativa londinese si ripete nel 1993 al Centra Park di New York , dove approda una folla di mezzo milione di spettatori. Sulla scia di una popolarità planetaria, il Maestro ha istituito il “Pavorotti & Friends”, invitando artisti di fama mondiale del pop e del rock per raccogliere fondi a favore di organizzazioni umanitarie internazionali.
Nato in Ungheria nel 1811 e avviato alla musica dal padre, Liszt divenne ben presto uno dei più importanti musicisti dell’Ottocento.
Geniale compositore, abilissimo pianista e direttore d’orchestra, cominciò la sua carriera come concertista nel 1820 esibendosi in concerti pubblici in Francia, Austria, Inghilterra, Svizzera e Italia. Strinse profonde amicizie con illustri poeti, filosofi e musicisti del suo tempo fra i quali Chopin, Berlioz e Smetana. Divenne uno fra i più ammirati e ricercati pianisti di tutta Europa, riscuotendo ad ogni concerto enormi successi.
In questo periodo compose una gran quantità di opere pianistiche basate su una continua ricerca di effetti virtuosistici che mettessero in evidenza le sue straordinarie doti esecutive. Tra queste opere vanno ricordati i ventiquattro Grandi studi dedicati a Czerny (suo maestro di pianoforte) e sei Studi trascendentali su temi di Paganini, oltre a una serie di Rapsodie ungheresi.
Alla fine del 1847 però Lizst decise di interrompere definitivamente la carriera concertistica per dedicarsi esclusivamente alla composizione e alla direzione d’orchestra. In questo periodo scrisse ancora lavori pianistici (tra cui la grandiosa Sonata in Si minore), alcune sinfonie e i dodici poemi sinfonici.
A questi lavori ne seguirono tantissimi altri un po’ in tutti i generi musicali, ma sempre caratterizzati da uno stile spettacolare, ricchi di arditezze tecniche e travolgenti effetti espressivi.
Morì nel luglio del 1886 a Bayreuth, in Germania.