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Dic
22
Dom
Nasce Puccini
Dic 22 giorno intero

Giacomo Puccini, il più importante compositore italiano della generazione post-verdiana, nacque a Lucca il 22 dicembre 1858 da una famiglia di musicisti: da molte generazioni i Puccini erano Maestri di cappella del Duomo di Lucca.

Dopo la morte del padre, quando aveva solo cinque anni, fu mandato a studiare presso lo zio Fortunato Magi, che lo considerava un allievo non troppo dotato e scarsamente disciplinato.

Dal 1880 al 1883 studiò al conservatorio di Milano, dove fu allievo di Amilcare Ponchielli e Antonio Bazzini. Tra le composizioni di questi anni spiccano un Preludio Sinfonico e un Capriccio Sinfonico scritto come saggio di diploma nel 1883.

Durante questo periodo milanese fu assiduo frequentatore di teatri e tramite la mediazione di Catalani entrò in contatto con Arrigo Boito, Franco Faccio, Marco Praga e gli ambienti della scapigliatura.

Puccini partecipò al concorso per opere in un atto indetto dall’editore Sonzogno nel 1883 con “Le Villi”, su libretto di Ferdinando Fontana.

L’opera non vinse il concorso, ma nel 1884 fu rappresentata con il titolo originale “Le Willis” al Teatro dal Verme di Milano sotto il patrocinio dell’editore Giulio Ricordi, concorrente di Sonzogno.

Rincuorato dal successo di “Le Villi”, Ricordi commissionò una nuova opera al duo Puccini-Fontana, destinata questa volta al Teatro alla Scala, ma “Edgar” (1889) non ebbe successo, e nei decenni successivi sarà radicalmente rimaneggiata da Puccini.

Nel 1891 Puccini si trasferì a Torre del Lago: ne amava il mondo rustico e lo considerava il posto ideale per coltivare la sua passione per la caccia e per le baldorie tra artisti. Di Torre del Lago il maestro fece il suo rifugio, facendosi costruire la villa che andò ad abitare nel 1900 e qui furono composte le sue opere di maggior successo.

Il primo grande successo internazionale giunse a Torino nel 1903 con “Manon Lescaut” (libretto di D. Oliva), la terza opera di Puccini che segnò l’inizio della collaborazione con i librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, i quali scriveranno poi i libretti delle successive opere più famose e rappresentate del teatro pucciniano.

” La Bohème” (Torino 1896, basata su una trama di Henry Murger), è forse l’opera più celebre di Puccini e tra le migliori del panorama operistico romantico.

Con “Tosca” (1900) Puccini sfocia nel melodramma storico a forti tinte che venne accolto con favore dal pubblico romano, mentre la successiva “Madama Butterfly” (Milano 1904, basata su un dramma di David Belasco) fu un solenne fiasco alla Scala che solo dopo alcuni rimaneggiamenti diventa, in seguito, un nuovo grande successo al Teatro Grande di Brescia.

Seguirono 6 anni di pausa durante la quale Puccini lavora ad un’enorme quantità di progetti abortiti, talvolta abbandonati ad uno stadio di composizione avanzato, infine, dopo viaggi e riflessioni, ricominciò a concludere le sue composizioni nel 1910.

La passione per l’esotismo da cui era nata “Madama Butterfly” spinge sempre più il musicista a confrontarsi con il linguaggio e gli stili musicali internazionali dell’epoca, nasce così “La fanciulla del West”, un western ante-litteram, rappresentata per la prima volta al Metropolitan Opera di New York nel 1910 e nel 1917 “La Rondine”, concepita come operetta e nata come curioso ibrido tra operetta e melodramma.

La Turandot – Giacomo Puccini

L’eclettismo di Puccini si manifesta pienamente nel Trittico, rappresentato in prima assoluta a New York nel 1918. I tre pannelli, ciascuno della durata di un atto, presentano caratteri completamente diversi l’uno dall’altro: tragico e verista “Il tabarro”, elegiaca e lirica “Suor Angelica” e comico “Gianni Schicchi”.

Delle tre “Gianni Schicchi” fu subito la più popolare, mentre “Il Tabarro” inizialmente giudicata inferiore, guadagnò col tempo il favore della critica. “Suor Angelica” fu invece la preferita dell’autore. Concepite per essere rappresentate insieme, le tre opere che compongono il Trittico sono oggi il più delle volte rappresentate singolarmente, abbinate a opere di altri compositori.

Puccini compose 12 Opere, molte pagine corali, tra cui una Messa e un Requiem, liriche per canto e pianoforte e varie composizioni strumentali.

L’ultima opera, “Turandot”, iniziata nel 1920 rimase incompiuta, interrotta dalla morte di Puccini quando mancava soltanto il finale dell’ultimo atto: il compositore morì a Bruxelles il il 24 novembre 1924, per sopraggiunte complicazioni durante la cura di un tumore all’esofago.

La morte di Puccini fu un lutto per l’Italia intera e per tutti i suoi sostenitori sparsi nel mondo. Inizialmente il compositore venne seppellito a Milano, ma nel 1926 il figlio Antonio fece trasferire le sue reliquie a Torre del Lago in una piccola cappella privata della villa sul lago dove Puccini aveva composto i suoi capolavori.

Le ultime due scene della “Turandot” furono terminate da Franco Alfano, ma la sera della prima rappresentazione il maestro Toscanini interruppe l’esecuzione là dove il maestro l’aveva interrotta, con la morte di Liù.

Gen
5
Dom
Morte di Mozart
Gen 5@8:00 am–9:00 am

Ne vanta di primati il mistero della morte, a soli trentacinque anni, di Wolfgang Amadeus Mozart, uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi. Il più oscuro. Il più dibattuto. Il più impenetrabile. Il più romanzato. Il più indagato tra medicina e storia nei due secoli abbondanti che separano il nostro tempo da quel 1791, quando, dopo alcune settimane di malattia, e mentre lavorava al Requiem, Mozart morì. Ma di quale malattia? Da allora, l’interrogativo non ha mai cessato di aleggiare. E continua, senza tregua, a proporre e riproporre ipotesi, spinte, alcune, dai progressi delle conoscenze mediche, mentre restano sullo sfondo i sospetti di avvelenamento per opera dei gesuiti, dei massoni, del suo rivale e acerrimo nemico, il compositore di corte Antonio Salieri. Senza dimenticare gli effetti di una combinazione di farmaci, tra cui il mercurio per il trattamento della sifilide. Lo studio più recente sostiene la tesi di una sindrome nefritica, complicanza renale di un’infezione da streptococco.

La supposizione si basa su una forzatura dei segni fisici patognomonici, quelli cioè che consentono la diagnosi di una malattia.

Infatti, i testimoni oculari, che gli furono accanto negli ultimi giorni di vita, non parlarono di un edema grave. Mozart si era messo a letto con febbre alta, accompagnata da abbondante sudorazione, dolori addominali e vomito, gonfiore alle gambe e indolenzimento. Stando alla diagnosi di uno dei medici – che notò un esantema – si trattava di una “febbre miliare” che fu curata con ripetuti salassi, in linea con le strategie terapeutiche dominanti per secoli. Sulla base di questi pochi dati certi, le ipotesi sulla causa della morte di Mozart, così come quelle sulla sua storia medica, si sono moltiplicate lungo i secoli fino ad alimentare una torrenziale produzione di studi “specializzati”. Che si arricchiscono, di continuo, di spericolate diagnosi retrospettive e di teorie strampalate e rocambolesche dovute a patologi, neurologi, psichiatri, farmacologi, perfino neurochirurghi, che hanno sottoposto a esami il cosiddetto “teschio di Mozart” che – come si è poi scoperto – non era quello del grande compositore austriaco, il cui corpo fu sotterrato – causa indigenza – in una fossa comune.

In un articolo pubblicato nell’edizione natalizia dell’autorevole rivista medica, British Medical Journal, il medico e musicologo francese Lucien R. Karhausen, già membro della Commissione delle comunità europee, ha messo insieme un impressionante, curioso catalogo che comprende ben 140 cause di morte, 85 malattie, 27 turbe mentali, tra cui deliri, crisi epilettiche, sindrome di Capgras, sindrome da deficit di attenzione e disordine d’iperattività. E, ancora, psicosi, depressione maniacale e via delirando. Come se non bastassero, negli anni Ottanta si è aggiunta la sindrome di Tourette, ritenuta responsabile delle note tese e dissonanti di uno dei Quartetti dedicati ad Haydn. Ne è risultata una “narrazione” psichiatrica che si ritrova nel film Amadeus, ambientato nella Vienna gaia e libertina del ‘700 dove il giovane Mozart, sboccato, gaudente, volgare, incanta con la sua musica la corte di Giuseppe II.

Letture selettive delle fonti originali, citazioni sbagliate, perversione dei criteri diagnostici hanno portato a una serie di errori d’interpretazione, sempre in agguato nelle diagnosi retrospettive. Il lunghissimo elenco delle malattie che avrebbero afflitto la breve vita di Mozart comprende: l’influenza, diversi tipi d’infezione da stafilococco, streptococco, o meningococco, per vincere le quali, in un’altra era, sarebbe stata sufficiente una confezione di antibiotici; setticemie varie, scarlattina o morbillo, febbre tifoide o paratifo, tifo, tubercolosi, trichinellosi. E via avanzando ipotesi, dalle malattie più comuni alle più rare.

Ma perché la storia medica dell’uomo che con la sua musica ha incantato il mondo intero suscita e continua a suscitare una così insaziabile curiosità? Che importa, dopotutto, come Mozart morì? E’ stato uno dei più grandi geni e uno dei più talentuosi musicisti che la storia ci ha dato, ma alla fine era umano, come tutti, nonostante il suo dono divino, ed è stata un’umanissima malattia a porre fine ai suoi giorni.

Gen
19
Dom
Nasce Janis Joplin
Gen 19 giorno intero

Janis Joplin è stata una donna unica, una cantante leggendaria, destinata a scrivere il suo nome per sempre nel mondo della musica blues, soul, rock americana e non solo, in pochissimi ma intensissimi anni di carriera. Ancora oggi il suo talento immenso è fonte d’ispirazione per artisti di tutto il mondo. La celebriamo ricordando 10 curiosità sulla sua vita privata e la sua carriera.

Chi era Janis Joplin

Janis Lyn Joplin nacque a Port Arthur, in Texas, il 19 gennaio 1943 sotto il segno del Capricorno. Cantante di assoluto talento fin da giovane, raggiunse il successo sul finire degli anni Sessanta, come voce femminile dei Big Brother and the Holding Company.

Dotata di una vocalità troppo prorompente per poter essere confinata nella musica della formazione psichedelica, si staccò dalla band dopo due album per proseguire come solista (accompagnata prima dalla Kozmic Blues Band, poi dalla Full-Tilt Boogie Band). In tutta la sua carriera pubblicò solo quattro album, due con i Big Brother, due da solista, ma riuscì a rivoluzionare letteralmente il modo di cantare e di comportarsi sul palco. Tra le sue canzoni più belle, famose e importanti, ricordiamo la super hit Piece of My Heart, la reinterpretazione da brividi di Summertime, le grandi ballate come Maybe o Cry Baby, ma anche il gospel di Mercedes Benz.

La morte di Janis Joplin

Janis Joplin fa parte del leggendario e malinconico club dei 27, gli artisti scomparsi all’età di soli 27 anni, tra i quali figurano anche Jim Morrison e Amy Winehouse. Il suo corpo senza vita venne ritrovato nella stanza di un hotel di Los Angeles il 4 ottobre 1970. Dall’autopsia si scoprì che a causare la morte dell’artista era stata un’overdose di eroina. Dopo la morte, Janis Joplin venne cremata al Westwood Village Memorial Park Cemetery della città californiana, e le sue ceneri vennero sparse nell’Oceano Pacifico.

La vita privata di Janis Joplin

Da giovanissima Janis non fu particolarmente fortunata nei suoi rapporti personali. Durante gli anni delle scuole superiori venne bullizzata per l’aspetto fisico e per gli ideali di uguaglianza tra bianchi e neri, in un Texas ancora fortemente razzista. Le cose non migliorarono all’università, dove venne addirittura votata come ‘uomo più brutto del campus’. Fu anche per questo motivo che finì per abusare di alcol e sostanze stupefacenti nel corso degli anni. Janis era dichiaratamente bisessuale, e durante la sua breve ma intensa vita da artista ebbe amanti di entrambi i sessi, tra cui anche personaggi famosi come Leonard Cohen e Jimi Hendrix. La sua storia più importante con una donna fu quella con Peggy Caserta, groupie e spacciatrice con cui era legata da un rapporto anche di amicizia. Nei primi mesi del Settanta la cantante iniziò una relazione con un giovane insegnante, David Niehaus, che però mal sopportava il suo abuso da eroina e il rapporto ambiguo con Peggy. Per amore, Janis tentò in quei mesi di ripulirsi dall’eroina, e gli scrisse anche una lettera per cercare un riavvicinamento. Ma la risposta a questa missiva arrivò troppo tardi, quando della Joplin rimanevano ormai solo un mucchio di ricordi e tanti, troppi rimpianti.

Sai che…

-Janis si avvicinò al blues quando era ancora giovanissima. Tra le sue prime ispirazioni figuravano artiste come Bessie Smith e Big Mama Thornton.

-Una delle passioni adolescenziali della Joplin, oltre alla musica, fu il disegno.

-Non completò mai gli studi universitari, distratta ovviamente dal successo nel mondo della musica.

-Il 17 giugno del 1967 si esibì con i Big Brother al Festival Pop di Monterey. La sua performance su Ball and Chain è rimasta nella leggenda.

-Janis è stata una delle protagoniste del mitico Festival di Woodstock del 1969.

-Prima di morire, la Joplin acquistò una lapide per Bessie Smith, un suo idolo adolescenziale.

-Nel 1995 è stata inserita nella Rock and Roll Hall of Fame, e nel 2005 le è stato assegnato un Grammy alla carriera.

-Janis Joplin era alta 1 metro e 65.

-L’artista texana ha influenzato moltissime sue colleghe negli anni a venire, tra cui Florence Welch e Stevie Nicks.

-La sua leggenda non è mai morta e su Instagram Janis Joplin ha un account ufficiale a lei dedicato da oltre 370mila follower.

 

Gen
22
Mer
Nasce Charlie Chaplin
Gen 22 giorno intero


Colonna portante del cinema, Charlie Chaplin è stato uno dei cineasti più influenti dell’epoca moderna e contemporanea, capace di influenzare il linguaggio e la modalità di racconto del cinema contemporaneo. Eccellente fu anche la sua capacità interpretativa che, nel corso della sua vastissima cinematografia, ha dato vita a personaggi immortali e noti ancora oggi.

Nato il 16 Aprile del 1889 nei sobborghi di Londra da una famiglia già dedita alle pratiche dello spettacolo e del teatro, l’infanzia di Charlie Chaplin fu però contraddistinta dalla povertà e dal continuo passaggio tra collegi e istituti per orfani. Charlie Chaplin si sarebbe poi contraddistinto per la grande capacità espressiva del suo volto, capace di esplodere con tutta la sua potenza sullo schermo cinematografico, nonostante la mancanza della controparte sonora: una capacità, di cui Chaplin imparò i rudimenti lavorando nella troupe di Fred Karno.

La grande svolta, però, non arriva né col teatro né con la pantomima circense: fu il cinema la passione e l’indiscusso trampolino di lancio di Charlie Chaplin. Il cinema fu un settore al quale approdò nel 1914 grazie a Mark Sennett che lo scritturò per la Keystone, sua casa di produzione.

Furono quelli gli anni in cui nacque il personaggio forse più famoso di Charlie Chaplin, caratterizzato soprattutto a livello visivo: scarpe dalla grandezza smisurata, pantaloni troppo larghi, e una giacchetta lisa e aderente al corpo; tocco finale una bombetta e un bastone di bambù che, accompagnate alla straordinaria mimica dell’interprete, ne fecero una maschera che negli anni successivi riuscì a conquistarsi la celebrità ma soprattutto la fedeltà del pubblico.

Il personaggio di Charlot (questo il nome del vagabondo personificato da Chaplin) fu protagonista di moltissimi cortometraggi prodotti da altrettante case di produzione. Quello a cui veniva data vita sullo schermo era un personaggio comico che, però, racchiudeva al suo interno un universo variegato di sensazioni che vanno dal patetico , al dramma fino alla polemica di stampo sociale.

Fu probabilmente questo il motivo che lo spinse non solo a rivestire il ruolo di attore, ma anche quello di regista: Charlie Chaplin fu quindi un personaggio estremamente versatile, capace di ricoprire tutti i ruoli maggiori all’interno di una produzione cinematografica. Attore, sceneggiatore ma anche regista diventò a breve anche produttore: fondando la United Artists, Chaplin decise di essere artisticamente indipendente.

Parlando delle sue opere più famose, invece, non si può non nominare ‘Il Monello’ che, proiettato per la prima volta nel 1921, consacrò Charlie Chaplin nell’olimpo degli dei del cinema. Da lì a poco l’attore e regista si aggiudicò, giovanissimo l’Oscar alla carriera: ad oggi nessuno è ancora riuscito a superare il record.

Non si può poi nominare il bellissimo Luci della città con il quale Chaplin si affacciò per la prima volta al sonoro, pur non abbandonando la pantomima che aveva da sempre caratterizzato i suo lavori.

Del 1931 è invece Tempi Moderni, l’ultima pellicola nella quale compare il personaggio di Charlot. Avendo preso così tanto piede il sonoro, il personaggio di Charlot che, come affermava lo stesso Chaplin, ‘non poteva parlare’, doveva necessariamente essere abbandonato. Un abbandono che, tuttavia, fu seguito da un altro capolavoro, questa volta realizzato in modo completamente sonoro. Parliamo de ‘Il Grande Dittatore’, proiettato per la prima volta nel 1940 e chiaramente ispirato al personaggio di Hitler, fu il grande addio a Charlot.

Un addio che corrisponde altresì a un’interruzione dell’attività cinematografica, che Chaplin riprese circa 7 anni dopo con Monsierur Verdouz, dopo il quale la già precedente accusa del suo filocomunismo divenne più insistente, fino a far diventare Chaplin uno dei principali bersagli del noto movimento anti-comunista di McCharty. Un’accusa che divenne concreta nel 1952 quando all’attore e regista fu proibito di soggiornare negli Stati Uniti.

Dopo due ulteriori produzioni cinematografiche Charlie Chaplin morì la notte di natale del 1977 lasciando il mondo orfano di uno dei più grandi interpreti e registi che la storia abbia mai conosciuto.

Gen
27
Lun
Nascita di Mozart
Gen 27@8:00 am–9:00 am

Wolfgang Amadeus Mozart nacque il 27 gennaio 1756 alle ore 20.00 al numero 9 di Getreidegasse a Salisburgo,[13] capitale del principato arcivescovile di Salisburgo, all’epoca territorio sovrano appartenente al Sacro Romano Impero nel Circolo Bavarese. Wolfgang fu battezzato il giorno dopo la sua nascita presso la cattedrale di San Ruperto.

La notizia della nascita di Wolfgang venne data dal padre Leopold in una lettera del 9 febbraio 1756 a un amico di Augusta, Johann Jakob Lotter:« Ti informo che il 27 gennaio, alle otto della sera, la mia cara moglie ha dato felicemente alla luce un bambino. Si era dovuta rimuovere la placenta e perciò ella era estremamente debole. Ora invece, grazie a Dio, sia il bimbo che la madre stanno bene. Il bambino porta i nomi di Joannes Chrysostomus, Wolfgang, Gottlieb. »

Gen
31
Ven
Nasce Franz Schubert
Gen 31 giorno intero

Franz Peter Schubert nacque a Lichtental, piccolo sobborgo di Vienna, nel 1797. Sebbene sia venuto a mancare alla prematura età di 31 anni, egli può essere considerato il primo musicista Romantico, originale sia nelle composizioni musicali sia in quelle vocali. Nonostante la sua breve vita, scrisse circa 600 Lieder. Compose anche 10 sinfonie con il pianoforte, ma una di queste, la n°8 rimase incompiuta. Venne così chiamata “Incompiuta” ed è una delle sinfonie più celebri di tutti i tempi. Schubert studiò con il maestro di cappella della chiese di Vienna. Dal 1808 al 1813 frequentò lo Stadtkonvikt, dove studiò con Wenzel Ruzicka e, successivamente, con Antonio Salieri. Sotto la guida del maestro di cappella, Schubert fu in grado di comporre le prime ouverture e sinfonie. Nel comporre sinfonie e Lieder non usò il pianoforte, ma compose la musica come se stesse scrivendo parole, apportando pochissime correzioni. Nel maggio 1814 Schubert scrisse un canto “Messa” che fu suonata nella parrocchia di Lichtental. Nel 1815 portò a termine 4 Opere, 150 Lieder per voce e pianoforte, 2 Sinfonie, 2 Sonate pianistiche, 2 Messe, un Quartetto per Archi, e, soltanto l’anno dopo, compì altri 100 Lieder, le Sinfonie n° 4 e n° 5 e la “Messa n° 4“. Nel 1827 Franz Schubert pubblicò 24 Lieder e nel 1828, scrisse l’opera intitolata “Improvvisi”, senza, però, riuscire a pubblicarla. Franz Peter Schubert morì a soli 31 anni, di febbre tifoide, il 19 novembre del 1828. Egli riposa nel cimitero viennese di Wharing, a pochi metri di distanza da dove è sepolto Beethoven, che in vita tanto ammirò, ma che mai ebbe l’occasione di incontrare.

Feb
1
Sab
Compleanno di Gioacchino Rossini
Feb 1@6:37 am–7:37 am

Gioacchino Rossini, nato a Pesaro il 29 febbraio 1792 e morto a Parigi il 13 novembre 1868, è stato un compositore italiano. La sua attività ha spaziato attraverso vari generi musicali, ma è ricordato soprattutto come uno tra i più grandi compositori di opere liriche per il teatro. Alla sua figura è dedicato l’annuale Rossini Opera Festival e la sua opera è tutelata dalla Fondazione Rossini di Pesaro. Compose la sua prima opera all’età di quattordici anni, poi vennero il precoce ed improvviso abbandono del teatro, la depressione e il ritiro nella pace della campagna parigina di Passy.

Nato tre mesi dopo la morte di Wolfgang Amadeus Mozart, il Cigno di Pesaro, come fu definito, impresse al melodramma uno stile destinato a far epoca e del quale chiunque, dopo di lui, avrebbe dovuto tener conto; musicò decine di opere liriche senza limite di genere, dalle farse alle commedie, dalle tragedie alle opere serie e semiserie. L’affinità che unisce Rossini e Wolfgang Amadeus Mozart nell’esser stati entrambi geni precoci della composizione musicale.

La sua famiglia era di semplici origini: il padre Giuseppe  era originario di Lugo e suonava per professione nella banda cittadina e nelle orchestre locali che appoggiavano le truppe francesi d’occupazione; la madre, Anna Guidarini, era nata ad Urbino ed era una cantante di discreta bravura. In ragione delle idee politiche del padre, la famiglia Rossini fu costretta a frequenti trasferimenti da una città all’altra dell’Emilia-Romagna.

Così il giovane Rossini trascorre gli anni della giovinezza o presso la nonna o in viaggio fra Ravenna, Ferrara e Bologna dove il padre era riparato nel tentativo di sfuggire alla cattura dopo il restauro del governo pontificio. Ed è proprio a Bologna, dopo aver appreso qualche rudimento dai fratelli Malerbi a Lugo, che si avvicina alla musica ed in particolare allo studio del canto e della spinetta.

Conosce Isabella Colbran, cantante lirica, maggiore di età, che sposerà a Castenaso il 16 marzo 1822 e da cui si separerà intorno al 1830. Nel 1846 sposò Olympe Pelissier dopo la morte di Colbran, avvenuta l’anno prima. Gioachino Rossini è stato ed è molto amato anche all’estero; sulla sua figura sono stati scritti numerosi libri e biografie.

Rossini, uomo dalle mille sfaccettature, è stato descritto dai numerosi biografi in molte maniere: ipocondriaco, umorale e collerico oppure preda di profonde crisi depressive, ma pure gioviale bon vivant amante della buona tavola e delle belle donne; spesso è stato ritenuto afflitto da pigrizia, ma la sua produzione musicale, alla fine, si rivelerà incomparabile. Rossini smise di comporre per il teatro lirico all’età di trentasette anni, dopo il Guglielmo Tell.

L’autore di opere come Il barbiere di Siviglia, La Cenerentola, Semiramide, Tancredi, La gazza ladra e Le Comte Ory (solo per citarne alcune) si spense per una forma tumorale nella sua villa di Passy, presso Parigi. Le sue spoglie furono tumulate nel cimitero parigino Père Lachaise e portate in Italia solo nel 1887, nove anni dopo la morte della Pélissier. Riposano nella basilica di Santa Croce, a Firenze. Rossini ha lasciato ogni suo bene alla città natale, Pesaro, nella quale è attivo ancor oggi un importante Conservatorio a lui intitolato. Dai primi anni settanta ad oggi sta prendendo campo una rivalutazione delle opere del compositore pesarese, in particolare dei suoi melodrammi seri, una riscoperta che ha dato vita alla cosiddetta Rossini-renaissance.

I suoi capolavori, alcuni dei quali riportati in auge un paio di decenni prima con la interpretazione di Maria Callas, sia pure in edizioni tutt’altro che filologiche, sono rientrati ormai in repertorio e vengono rappresentati dai maggiori teatri lirici del mondo. A Pesaro viene organizzato annualmente il Rossini Opera Festival: appassionati da tutto il mondo giungono appositamente per ascoltare opere del maestro eseguite filologicamente.

Feb
3
Lun
Nasce Felix Mendelssohn Bartholdy
Feb 3 giorno intero

Nacque il 3 febbraio 1809, nella città di Amburgo, da un’aristocratica famiglia di origine ebraica.

La sua famiglia, in un impeto di diplomazia e convenienza si convertì al luteranesimo, aggiungendo al proprio cognome Bartholdy per distinguersi dai membri della famiglia rimasti ancora fedeli all’ebraismo.

La spensieratezza e la sua prematura saggezza giovanile gli permisero di non dare molto peso a questo cambiamento ma lo portarono a concentrarsi più alla musica e alle arti che alla religione.

Da giovane ebbe modo di maturare rapidamente, grazie ai suoi genitori, assai colti, che fecero in modo che gli venisse impartita un’educazione completa, rivelandosi veloce nell’apprendimento della musica.

Imparò a suonare il pianoforte dalla madre all’età di sei anni, a sette divenne allievo di Marie Bigot.

La sorella, Fanny Mendelssohn conosciuta poi come Fanny Hensel era lei stessa pianista di fama e compositrice di rilievo tanto che alcune opere firmate dal fratello furono scritte in realtà da lei anche in virtù del pregiudizio che non considerva conveniente una tale attività artistica per una donna.

Nel 1819 si trasferì con la famiglia a Berlino, dove si concentrò nello studio del pianoforte sotto l’insegnamento di Ludwig Berger – allievo diretto di Muzio Clementi – e della composizione con Carl Friedrich Zelter, che gli insegnò ad amare la musica di Bach e gli presentò, nel 1821, Goethe.

L’anziano poeta manifestò grande ammirazione per il giovane Mendelssohn, tanto che lo invitò a suonare per lui per alleviare la sua malinconia.

Mendelssohn si esibì nel suo primo concerto all’età di nove anni, quando prese parte ad un’esibizione da camera suonando in modo impeccabile il difficile Concerto militare di Dussek.

Fu compositore prolifico fin dalla più giovane età, e pubblicò il suo primo lavoro, un quartetto per pianoforte, all’età di tredici anni.

Scrisse le sue prime dodici sinfonie, che iniziarono ad essere eseguite con regolarità solamente in tempi recenti, durante i primi anni di adolescenza (più precisamente, dai dodici ai quattordici anni).

A quindici anni scrisse la prima sinfonia per orchestra completa, op. 11 in Do minore (1824), nel 1825 il celebre Ottetto per archi op.20, e a diciassette l’Ouverture per il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, forse il suo primo grande successo.

Viaggio molto e a Parigi, nel 1825, ebbe modo di conoscere Gioachino Rossini, Giacomo Meyerbeer e Luigi Cherubini, responsabile in parte della carriera musicale poi intrapresa da Felix, avendo dato un favorevole giudizio al quartetto in si minore op. 3 (dedicato a Goethe). A Roma incontrò Hector Berlioz, con il quale instaurò una duratura amicizia, pur non considerandolo un musicista di gran livello.

Ebbe il merito di riportare alla luce la musica di Johann Sebastian Bach, caduta in oblio in quel periodo, in particolare la Passione secondo Matteo, che fino ad allora non era stata più interpretata dalla morte dello stesso Bach. L’intera opera di Bach deve a Mendelssohn un rilancio importantissimo che non è mai più terminato. Non solo Bach ma anche Mozart ricevette da Mendelssohn un ulteriore rilancio; proprio questi due giganti della musica caratterizzarono il suo stile compositivo sia nella struttura che nella efficacia melodica.

Sposò Cécile Jeanrenaud nel marzo del 1837 ed ebbe cinque figli.

A quanto pare, durante la luna di miele, nella Foresta Nera in Germania, gli venne una ispirazione e compose il concerto per pianoforte e orchestra in re minore op.40.

Dal 1829 al 1832 fu in viaggio in Inghilterra, Svizzera, Francia ed Italia cogliendo quasi ovunque grande successo esibendosi come pianista, organista e direttore d’orchestra.

Nel 1835 fu nominato direttore dell’orchestra del Gewandhaus di Lipsia e nel 1843 fondò il Conservatorio di Lipsia.

Gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati da una salute piuttosto cagionevole e questo gli impedì di esibirsi come pianista, portandolo verso una grave forma di depressione anche a a causa della contemporanea morte della sorella Fanny nel maggio del 1847. A questo triste evento dedicò il “Requiem per Fanny”, ovvero il quartetto op. 80, in fa minore, sua ultima composizione di spessore, e opera nella quale si riscontra per la prima volta una profonda malinconia a differenza della sua intera opera tipicamente energica e brillante.

Dopo una serie di infarti ed un ictus, a 38 anni, il 4 novembre 1847 alle 21.24, nella sua casa al numero 12 di Goldschmidtstrasse a Lipsia, e fu sepolto nel Dreifaltigkeitsfriedhof a Berlino.

Robert Schumann, suo grande amico, dedicò alla sua memoria il brano Rimembranze dell’Album per la gioventù.

Feb
8
Sab
Nasce John Williams
Feb 8 giorno intero

John Towner Williams nasce l’8 febbraio del 1932 a New York, figlio di Johnny, trombettista jazz e percussionista, tra i fondatori del Raymond Scott Quintet. Inizia a studiare musica a sette anni, e poco dopo impara a suonare, oltre al pianoforte, anche il clarinetto, la tromba e il trombone.

Dimostrando un notevole talento, compone per le bande scolastiche e, durante il servizio militare, per l’aviazione nazionale.

Dopo il congedo decide di frequentare il corso di pianoforte della Juilliard School of Music, dove riceve gli insegnamenti di Rosina Lhevinne; dopodiché si trasferisce a Hollywood, proseguendo gli studi musicali sotto la guida di Mario Castelnuovo-Tedesco e di Arthur Olaf Anderson.

Le prime colonne sonore
Sin dagli anni Cinquanta è autore di colonne sonore per la televisione: “Today”, serie del 1952, e “General Electric Theatre”, risalente all’anno successivo; nel 1957, poi, lavora a “Playhouse 90”, a “Tales of Wells Fargo”, a “My Gun Is Quick”, a “Wagon Train” e a “Bachelor Father”, oltre che a “M Squad”.

Gli anni ’60
A partire dagli anni Sessanta, si avvicina anche al cinema, con “I Passed for White” e “Because They’re Young”. Nel 1960 lavora alla serie tv “Scacco matto”, mentre l’anno successivo è impegnato in “The Secret Ways” e in “Kraft Mystery Theatre”, accreditato come Johnny Williams. Dopo “Alcoa Premiere”, compone le musiche di “Bachelor Flat” e delle serie tv “Il virginiano”, “The Wide Country” e “Empire”.

Gli anni ’70
Negli anni Settanta si occupa delle musiche di “NBC Nightly News”, mentre sul fronte cinematografico è impegnato per “Storia di una donna”, “Jane Eyre nel castello dei Rochester”, “Il violinista sul tetto” (per il quale vince un Oscar) e “I cowboys”. Dopo avere curato la colonna sonora per “The Screaming Woman”, per la tv, nel 1972 lavora a “Images”, “L’avventura del Poseidon” e “Un marito per Tillie”, mentre l’anno successivo è la volta di “Il lungo addio”, “Un grande amore da 50 dollari”, “The Paper Chase” e “L’uomo che amò Gatta Danzante”.

A cavallo tra il 1974 e il 1975, invece, lavora a “Conrack”, “Sugarland Express”, “Terremoto”, “L’inferno di cristallo”, “Assassinio sull’Eiger” e “Lo squalo”, grazie al quale si aggiudica un Oscar e un Grammy Award per il “Best Album of Original Score Written for a Motion Picture” nel 1976. E’ nuovamente vincitore di un Oscar nel 1977 con “Guerre Stellari”.

Gli anni ’80
Gli anni Ottanta si aprono con un nuovo enorme successo e un nuovo Oscar “E.T. L’extraterrestre” (1982). Nel 1984 viene chiamato a lavorare alla colonna sonora dei XXIII Giochi Olimpici estivi, che si svolgono a Los Angeles (“Olympic Fanfare and Theme”).

Nel 1988 John Williams è di nuovo coinvolto nell’organizzazione delle Olimpiadi: questa volta, però, si tratta di quelle invernali, che vanno in scena a Calgary (in Canada).

Gli anni ’90
Tra il 1989 e il 1992 raccoglie numerose nomination agli Oscar senza mai trionfare: nel 1989 per la colonna sonora di “Turista per caso”; nel 1990 per le colonne sonore di “Indiana Jones e l’ultima crociata” e di “Nato il quattro luglio”, nel 1991 per la colonna sonora e la canzone di “Mamma ho perso l’aereo”, nel 1992 per la canzone di “Hook – Capitan Uncino” e per la colonna sonora di “JFK – Un caso ancora aperto”.

Nel 1994 vince il Premio Oscar per la migliore colonna sonora grazie al film “Schindler’s List”. Nel 1996 agli Oscar è candidato per la migliore canzone (per il film “Sabrina”), per la migliore colonna sonora di un musical o di una commedia (sempre per “Sabrina”) e per la migliore colonna sonora di un film drammatico (per “Gli intrighi del potere”). Nello stesso anno compone “Summon the Heroes” per le Olimpiadi di Atlanta, mentre due anni più tardi rielabora il “Concerto per violino” che aveva visto la luce nel 1976. Nello stesso anno è nominato agli Oscar per la miglior colonna sonora di un film drammatico per “Amistad”; seguiranno candidature anche nel 1999 (con “Salvate il soldato Ryan”), nel 2000 (con “Le ceneri di Angela”) e nel 2001 (con “Il patriota”).

Gli anni 2000
Nel 2002, in occasione del ventesimo anniversario di “E.T. L’extraterrestre”, dirige un’orchestra dal vivo in occasione di una proiezione della pellicola restaurata e rimasterizzata, suonando tutta la colonna sonora in piena sincronia con le scene.

Nello stesso anno, scrive “Call of the Champions” per le Olimpiadi invernali di Salt Lake City e viene candidato agli Oscar per la migliore colonna sonora per “Harry Potter e la pietra filosofale” e per “Intelligenza artificiale”.

Farà incetta di candidature, senza mai vincere, anche nel 2003 (per la colonna sonora di “Prova a prendermi”), nel 2005 (per “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”) e nel 2006 (per “Munich” e per “Memorie di una geisha”).

Gli anni 2010
Nel 2012 viene nominato agli Oscar per la miglior colonna sonora per due film: “Le avventure di Tintin – Il segreto dell’Unicorno” e “War Horse”. Ottiene la stessa candidatura anche negli anni successivi: nel 2013 per “Lincoln” e nel 2014 per “Storia di una ladra di libri”.

John Williams, storico compositore della saga di Star Wars, è diventato nel 2019 la persona vivente con più nomination agli Oscar in assoluto. L’ascesa di Skywalker ha ottenuto solamente tre nomination agli Oscar 2020, e per il resto è stato abbastanza ignorato dall’Academy. Ma Williams non poteva mancare: è la sesta volta che viene candidato per un film della saga. Questa candidatura porta il suo totale al numero impressionante di 52 nomination. Meglio di lui, nella storia del cinema, ha fatto solo Walt Disney, con 59 candidature (e 22 vittorie). Meryl Streep, che attualmente detiene il record nelle categorie attoriali, ha ricevuto “solo” 21 candidature.

La prima candidatura di Williams risale addirittura al 1968: la ottenne per le musiche de La valle delle bambole. Di queste 52 candidature, solo 5 sono risultate in vittorie, finora. Quelle per Il violinista sul tetto, Lo squalo, Guerre stellari, E.T. – L’extra-terrestre e Schindler’s List. Esatto: è dal 1994 che John Williams non vince più un Oscar. Esatto: non ha mai vinto un Oscar per i temi leggendari di Superman, Indiana Jones e Harry Potter.

Feb
18
Mar
Nasce Fabrizio De Andrè
Feb 18 giorno intero

Fabrizio de Andrè nasce a Genova il 178 febbraio 1940.

Dopo aver trascorso gli anni della guerra in campagna a Ravignano d’Asti , la famiglia fa rientro a Genova.

Fabrizio frequenta il Liceo Classico, prosegue gli studi alla facoltà di Giurisprudenza, per abbandonare a sei esami dalla Laurea. 

Si dedica totalmente alla musica, studia violino, chitarra , suona in gruppi jazz, traduce George Brassens e comincia a comporre brani completamente suoi.

Nel 1958 incide il primo 45 giri “Nuvole barocche”, passato del tutto inosservato.

Il suo primo grande successo è “La canzone di Marinella”, brano che viene inciso e interpretato da Mìna nel 1965, diventando subito un best‑seller.

Nel 1966 esce il suo primo album “Tutto Fabrizio de Andrè”. 

Seguiranno “Volume l’ “, “Tutti morimmo a stento”, “Volume 3 “, “Nuvole barocche”, “La buona novella”, “Non all’amore, non al denaro né al cielo”, “Storia di un impiegato “, ” Canzoni”, “Volume 8′ “.

 Nel 1976 dopo aver incontrato la cantante Dori Ghezzi, da allora sua compagna per tutta la vita, acquista un’azienda agricola in Sardegna, nella zona di Tempio Pausania.

Nel 1979 viene sequestrato insieme a Dori Ghezzi e per quattro mesi la coppia rimane prigioniera nelle montagne sarde.

Uscirà nel 1981 il disco soprannominato “L’indiano”, ispirato all’esperienza vissuta in Sardegna, seguito poi da “Creuza de ma” Anime salve ” e infine “Mi innamoravo di tutto”.

Fabrizio de Andrè muore il 13 gennaio 1999 : a salutarlo in una chiesa della sua amata Genova una folla mesta e plaudente di migliaia di persone tra vecchi , ragazzi, intellettuali, politici e cantanti famosi mischiati a quei rappresentanti del popolo suburbano che trascina la vita nei vicoli e negli angiporti.